sabato 30 marzo 2013

La mia autocostruzione di anguilline snodate



Con questo thread non voglio certo pretendere di insegnare qualcosa di nuovo a nessuno, quello che brevemente proverò a descrivere, sono tutte nozioni acquisite, nel corso degli anni, da amici, tipo il buon Simone Giorgetti, discreto autocostruttore e che ha avuto la fortuna di ricevere qualche sporadica ma preziosa dritta da alcuni noti guru del settore, vedi Nunzio e via dicendo….
Mi diletto, a tempo perso e sempre meno di frequente, per lo scarso tempo libero, nella riproduzione del pinocchino snodato; versione in 3 o 4 pz, o della stessa misura, oppure con sezioni di misure differenti.
Passiamo quindi ai materiali, non sono pochi, ne facilissimi da reperire e la prima spesa non è leggera, poi però, se uno decide di produrre in serie, ammortizza bene:








- servono delle bacchette o listelli di legno, sono solito prediligere il diametro di 0,80 cm ma và bene anche la misura di 1 cm o anche maggiore, tutto dipende da quello che si cerca di realizzare; in commercio si trovano questi bacchetti sul metro anche metro e mezzo, sia in queste catene di prodotti fai da te, ma io spesso vado in negozi di modellistica e prendo gli alberi x i modellini delle barche a vela, il legno, beh, ci sono molte teorie, samba, pero….x la leggerezza, malleabilità, alcuni sconsigliano l’abete che si lavora male e si scorza….
- rocchetto di filo di piombo, uso quello da 0.80mm o 1 mm
- acciaio armonico inox, non di facilissima reperibilità
- stucco x marmo, adopro un bicomponente
- turapori
- cementite
- lastre in lexan spessore 1 e 2 mm (x la realizzazione delle palette) altro materiale di non facile reperibilità, lo ottengo presso un’azienda che realizza prodotti in plexiglas e simili, mi faccio mettere da parte gli scarti.
- bombolette colori spray acrilici
- colori a pennello da modellismo
- trapano manuale con set di punte intercambiabili (dremel)
- trapano a colonna
- finitura trasparente KK1 o comunque una resina epossidica bicomponente.

Per la realizzazione, ho dovuto sacrificare alla causa un paio di pinocchietti originali, erano balordi, quindi poco male, il loro segreto sta nella bilanciatura dei pesi nelle varie sezioni e soprattutto nella
paletta ( più che sul come realizzarla, nel come posizionarla).
Nel listello di legno si segnano le 4 sezioni desiderate, nella versione classica dell’artificiale a 3 ancorine, sono 4 pezzi di medesima misura sui 3,8 cm l’una; altrimenti x la versione a 4 sezioni ma 2 ancorine, la terza sezione, quella che non ospiterà l’ancorina la si fa di metà misura, quindi sui 1,9 cm; poi si prende il trapano, meglio se lo possiamo posizionare su di una colonna e con una punta a fresa si pratica l’apertura ventrale, necessaria x far accogliere l’armatura inox ed il filo di piombo.








Infine si tagliano le 4 sezioni e le si scartano sagomandole leggermente, soprattutto quella di testa, dove andrà praticato anche un taglio trasversale rispetto all’apertura ventrale, di spessore sui 2 mm e posizionato a circa 1,5cm dalla testa, sarà utile x accogliere la paletta.
Si passa quindi una mano di impregnante o turapori.









A questo punto vanno realizzate le armature, dalla foto non si vede bene, su carta le ho disegnate, poi le ritaglio, incollo il pezzetto di carta a misura della sezione su di un pezzo di legno e vado ad avvitare 2 o 3 viti del diametro adatto a ricavare l’anello, in corrispondenza dei punti dove si devono ricavare gli anelli; successivamente si prende il rocchetto di acciaio armonico e si sagoma su questo modello; così facendo si ricavano le 4 armature, che poi andremo a posizionare e modellare nelle rispettive sezioni, ricordandosi di unirle nelle giunture, prima del fissaggio;
c’è chi salda, x maggiore sicurezza l’armatura, a stagno tiene poco, alcuni adoprano l’argento, ma è rarissimo da trovare; io non li saldo, li fisso con colla tipo attak.
A questo punto occorre andare a posizionare il filo di piombo, anche qui troverete mille teorie, una regola base è piombare più in testa e poco in coda, poi, a seconda dell’azione che si desidera far fare allo snodato, andremo a piombare più o meno nei varie sezioni; sono solito piombare bene in testa, ci passo anche doppio filo da 0,80, un po’ meno nelle 2 sezioni centrali, ma le faccio di egual peso, a meno che non si tratti del modello a 2 sole ancorine, in qual caso vi metto la metà della piombatura rispetto alla sezione precedente; la sezione di coda la piombo molto poco, addirittura in alcuni modelli, non piombo neppure, ne uscirà agevolato lo scodinzolo e può bastare il peso di anellino e ancorina.






Finita questa fase delicata, armatura e filo di piombo vanno inseriti ben bilanciati e centrali e/o simmetrici rispetto all’asse della sezione, pena il pessimo assetto dell’artificiale, fisso il tutto con un goccio di attak e ricopro con stucco x marmo bicomponente.

Ad essiccazione ultimata, si scarta e la regola, vorrebbe, che si passasse una mano di cementite, che farà da fondo x la verniciatura e annullerà le leggere imperfezioni della superficie del legno.
Dopo varie esperienze negative, però, ho imparato che la cementite mal si imparenta con i colori della finitura, spesso e poco tempo dopo l’impiego in pesca dell’autocostruito, si formano crepe e poi bolle nella colorazione; quindi ho preso ad evitare la cementite; dopo la prima mano di turapori, si carteggia leggermente con carta a vetro finissima, poi si applica una seconda mano di turapori ed altra leggerissima carteggiatura. Il risultato ottenuto sarà un corpo ugualmente liscio ed omogeneo, ma con maggiore presa per i colori che andremo ad applicarvi successivamente.

Per la colorazione, mi sono ricavato una piccola scatola da scarpe, si praticano dei fori sui lati corti, ci si fissano elastici o fili di ferro, che serviranno a fissare l’artificiale in trazione e ne permetteranno la rotazione, cosa essenziale x una corretta essiccazione ed una uniforme distribuzione del colore, senza che si verifichino gocciolamenti, bolle e via dicendo.







Per la livrea, si usano le varie bombolette acriliche spruzzando da una ventina di cm; ci sono molte tecniche, qui sarete molto più ferrati di me, x le squame si usano retine da collocare sull’artificiale, si spruzza con una leggera passata e si ottiene l’effetto reticolato. X gli occhi uso calcomanie gialle che ritaglio e nere x il puntino.
Si termina con la finitura, passaggio fondamentale x la sopravvivenza dell’artificiale; 2 anche 3 mani, di KK1 o resina epossidica bicomponente, da dare con cura a pennello; fondamentale procedere, sovente, a far ruotare lo snodato, x evitare che la finitura si addensi non uniformemente, ma crei brutte scolature; x almeno 1 ora và fatto ruotare con costanza.
C’è anche chi li immerge totalmente nella resina e poi li mette a sgocciolare ed essiccare, ma lo reputo un metodo più complicato, poi vanno ripuliti tutti gli snodi, che in tal modo si saldano e la cosa non è semplicissima.


Paletta, argomento delicato; si ritaglia la forma desiderata sulla lastrina di lexan, poi mi sono ricavato un attrezzo, ho fissato con della resina una sfera d’acciao su una vecchia punta smerigliatrice da trapano, inserisco questa nel trapano posizionato su una colonna, in una base in legno duro ho inserito e resinato un dado; posiziono la paletta ritagliata sulla base di legno, sopra il dado, la scaldo col phon ben benino e poi passo a pressare forte e a più riprese il trapano, non attivo, fino a quando non si crea nella paletta la concavità desiderata..







Infine, ad artificiale ultimato con la finitura, mi metto o dinanzi alla vasca o meglio in riva ad un laghetto e levo e rimetto la paletta, fino a quando non trovo la posizione che permette il nuoto voluto, alla fine la fisso in maniera definitiva con attak e vi passo sopra, in corrispondenza dei punti di saldatura, una leggera mano di finitura trasparente.











Tutto qui, è la mia maniera, sicuramente molto grezza ed approssimativa di realizzare snodati a somiglianza dei più famosi e sicuramente validi originali; non pretendo che vadano bene come questi ultimi, li adopro esclusivamente x uso personale, ma devo dire, in acqua, soprattutto nel salmastro, non se la cavano malaccio.
Sono aperto a tutte le vostre critiche, correzioni, suggerimenti e consigli; scusate anche x la qualità non eccelsa delle foto e per la mancanza delle medesime in alcuni passaggi della realizzazione.

Manutenzione artificiali autocostruiti - la finitura.


Mi è capitato spesso, durante battute di pesca, di imbattermi in altri spinner che, discutendo, si lamentavano della scarsa tenuta della finitura di questi autocostruiti; alcuni delusi, so che li hanno addirittura buttati (pazzi!!) e qualcuno, sapendo che mi ci balocco, me li ha regalati....
queste sibilla, per esempio, l'ho reperite su di un mercatino web:






Come si può ben vedere, dalle immagini, la finitura trasparente ha ceduto; ben presto si staccano strati di livrea lasciando visibile solo il fondo in cementite. Sono arrivato alla conclusione che la verniciatura mal si imparenti con la cementite, vedo vi aderisce male e si stacca che è una meraviglia.
Con un artificiale ridotto così, sapendo poi quanto costano da nuovi, che fare?? Bel dilemma, sicuramente allo stato in cui è ridotto, è impensabile poterlo impiegare in pesca, o lo si svernicia tutto e si procede daccapo con fondo o turapori e poi si crea una nuova livrea, perdendo xò così la fisionomia che gli ha dato il suo autocostruttore, oppure si interviene con piccoli ritocchi mirati, diciamo un restauro conservativo che non vada ad alterare il progetto iniziale.
Non crediate che un autocostruito si riduca così dopo anni, mi è capitato di vedere la comparsa di questi sintomi a volte, solo dopo pochissime battute, se la finitura smette di fare schermo, in breve l'umidità entra e salta tutto....
Non sò se la cosa sia dovuta alla qualità della finitura impiegata oppure ai pochi strati applicati, fattostà che se si vuole mantenere integri questi autocostruiti dal costo non indifferente, è bene sciacquarli in acqua dolce subito dopo ogni pescata, metterli ad asciugare, ma, soprattutto, almeno una volta ogni 6 mesi, passarli con una nuova mano di finitura trasparente (chiamiamola manutenzione preventiva); io uso la KK1, ma ci sono moltissimi tipi di resine in commercio.
Tornado allo snodato, x riportarlo ad uno stato decente, impiego cementite, colori da modellismo (in questo caso nero, argento e lucidante) e il KK1 come finitura.








Si rimuove tutta la verniciatura non salda, se si teme che saltino magari parti importanti e caratterizzanti la fisionomia dell'artificiale (se non sono già partite) tipo gli occhi e soprattutto il nome (in questo caso Sibilla) si possono rifissare con una colla cianoacrilica tipo Attak; poi reintegro a pennello la cementite, ove danneggiata.
Dopo si passa a riapplicare i colori a pennello (pennelli molti fini e morbidi) fase molto delicata e dove, se non si è più che precisi, si rischia di fare un pastrocchio.
Occorrono più mani di colore x riempire la mancanza di verniciatura e non lasciare una specie di scalino tra lo strato originale e quello reintegrato.







Sicuramente, con un aerografo, si farebbe molto meglio e si otterrebbero dei risultati migliori, ma qui mi è piaciuto illutrare un metodo semplicissimo, veloce e soprattutto alla portata di ogni spinner dotato di una normalissima manualità.
Alla fine si ripassano 2/3 strati di finitura trasparente ed il gioco è fatto, ne esce un autocostruito praticamente più a tenuta, molto similare alle condizioni originali e nemmeno snaturato.






Il messaggio che mi preme dare è solo questo, “manutenzione”, non fatevi prendere dalla pigrizia, poche e semplici accortezze ed eviterete ad un autocotruito che passa i 20€ di costo, di ridursi come era questo e, vi garantisco, in giro così ne ho visti tantissimi.
Fondamentale, soprattutto ripassare una mano di finitura una volta ogni tanto, certo dipende da quanto ci pescate, io in media lo faccio una volta ogni 6 mesi.

venerdì 29 marzo 2013

Pessima stagione!!!!



Questa che, spero di essermi buttato definitivamante alle spalle, è stata veramente una pessima stagione invernale, da ogni punto di vista, che ha influito in maniera molto negativa sulle possibilità di dedicarmi alla mia grande passione, cioè lo spinning; impegni vari, meteo inclemente, che ha costantemente flagellato e devastato i miei consueti spot salmastri e crisi economica che mi ha indotto a riflettere sui costi di benzina e materiali, portandomi a ridurre la frequenza delle battute a lungo raggio….
Scuse a parte, i risultati sono stati modestissimi, ho da riferire su di una giornata dedicata all’eging e  
su di una scappata per l’apertura a trote, qui in Toscana.... parto col reportino sui cefalopodi:



Finalmente, dopo gli ultimi 2 mesi di duro lavoro (preparazione campagna distribuzione natalizia), sono arrivati i sospirati giorni di ferie e, con essi, la possibilità di ripartire x l'amato mare e fare qualche lancio.
Avevo in testa l'idea di visitare qualche foce interessante, la regina è sempre nei miei pensieri, ma il meteo e le condizioni delle foci stesse, mi hanno indotto a cambiare piani e dedicarmi agli amici cefalopodi.
Partenza ore 2.30 arrivo sullo spot alle 4.30 e via in pesca.... dopo giorni su giorni passati in quell'angusto ufficietto, privo di finestre, tutto mi sembra meraviglioso, immagini, suoni e colori.... e quando arriva l'alba, ne resto, come sempre ammaliato



i lanci si susseguono, il giorno arriva e con esso, finalmente la prima cattura...... è sempre bello sentir peso e piegare la canna, in questo caso non un attrezzo specifico x l'eging, ma la mia fida Daiwa Silver Creek 8 piedi, che sempre mi accompagna nelle battute nel salmastro



una seppietta, sempre bella da trovare e qui sotto con la mia brutta faccia




dopo aver perso un calamaro x imperizia nel salpaggio, l'ennesimo incaglio sul fondo, si rivela invece essere un tenace ed intrepido polpetto, probabilmente intanato......è uscito soltanto quando, oramai, avevo idealmente salutato il mio gamberetto, avvolgendomi il trecciato al polso e tirando con decisione...




le catture terminano qui, carniere quindi molto modesto, ma per me è stata comunque una gran bella giornata, ho riassaporato, dopo diverse settimane serrate, il gusto di stare all'aperto, immerso nella natura e nel silenzio e pure questi piccoli cefalopodi hanno saputo regalarmi un sorriso.






Per quanto concerne, invece, la battuta  per l’apertura a trote, ci siamo diretti nell’aretino, tratto del Corsalone, esplorando sia la zona a pesca regolamentata, dove occorre fare il permesso, che la zona a valle, invece libera; molta acqua di neve e temperature ancora molto rigide, hanno evidenziato la totale inattività delle predatrici in questione, ferme e totalmente svogliate sul fondo……
Soltanto questa si è fatta ingannare dal buon Simone, con un Martin 12 in un bel pescaione, nel tratto a valle…….almeno la giornata non è finita in cappotto!!




trota poi prontamente restituita alla libertà!!!