martedì 8 maggio 2012

Come ripalettare un artificiale

La rottura di una paletta x i nostri amati artificiali è, purtroppo, evento alquanto frequente, secondo forse soltanto alla perdita degli stessi


ci sono artificiali che sono molto soggetti a questo tipo di evento traumatico, uno x tutti il Tide, sarà x la forma pronunciata della paletta, sarà x il materiale impiegato, sarà forse soltanto xchè è uno dei plastichetti cui diamo maggiore fiducia…
Artificiali dal costo anche spesso superiore ai 20€ x una caduta di mano accidentale, x una battuta in banchina o in uno scoglio, diventano così inutilizzabili; mi è capitato spesso di vedere altri spinner che li buttavano nel cestino, una volta privati delle ancorine, oppure sui vari mercatini, a volte se ne trovano a prezzi veramente stracciati.
Ora non voglio certo qui insegnare qualcosa ai vari autocostruttori, ma magari cercare di dare qualche dritta, qualche spunto, ai molti ragazzi che spesso cadono in questo problema e non sanno da che parte rifarsi...
X realizzare questo tutorial ho reperito uno stock di 4 pezzi su un noto mercatino on line, un Tide 200, un Tide 175, un Mommotti 140 ed un Shore Line 140, il tutto x soli 15€ + spedizione;
considerate che soltanto un Tide 200 nuovo passa abbondantemente i 20€ e, quello dello stock, è nuovissimo!
La ripalettatura, x chi si balocca in autocostruzione, è un lavoro abbastanza semplice, richiede una buona manualità, la conoscenza di pochissimi trucchi ed un po’ di pazienza.
Devo dire che prima di realizzare questo articolo e prima di dedicarmi alla ripalettatura, ho fatto un giro sul web, trovando alcuni articoli molto ben fatti, uno tra tutti quello di Jimmy, anche nostro utente, nonché caro amico, dal quale ho tratto spunti interessanti; anzi pregherei il buon Jimmy, come del resto tutti Voi, ad intervenire ed integrare questi miei semplici passaggi.

Materiali: una lastrina in Lexan da 2 mm di spessore, una buona colla bicomponente, seghettino, limette a ferro e legno, trincetto, volendo un trapano manuale tipo Dremel (che vi facilita in molti passaggi) e una finitura trasparente bicomponente.

 




Dei 3 tipi di artificiali citati, il Tide è sicuramente il più semplice da ripalettare, non presenta armatura interna nei pressi della paletta che possa impedire o rendere difficoltosa l’operazione di realizzazione del vano che accoglierà la nuova paletta.
Ci sono due modi x intervenire, c’è chi preferisce eliminate totalmente la vecchia paletta (alla base risulta più spessa dei 2 mm della nuova che andremo ad inserire, oppure chi, come ho fatto io, preferisce mantenerne una porzione che funga da supporto x innestare la nuova.



Logicamente x una buona riuscita dell’operazione, sarebbe opportuno possedere un altro artificiale uguale a quello da riparare, sia x ricalcare la forma della paletta, ma soprattutto x ritrovare la giusta angolazione.


Si pratica quindi il taglio, avendo prima tracciato sul plastichetto con un pennarello la giusta angolazione, lo scasso vado a praticarlo sul residuo della vecchia paletta, partendo dalla parte anteriore e cercando di lasciarne una minima parte sul lato posteriore, che mi fungerà da supporto.




Più si riesce a praticare un taglio preciso, sia x spessore, che soprattutto x inclinazione e meglio sarà; infatti se si praticherà uno svano troppo pronunciato, levando troppo materiale dal corpo dell’artificiale, si può correre il rischio di alterarne anche l’assetto, avendo la colla che vi coleremo un peso specifico differente dal materiale in cui è realizzato l’artificiale.
Poi si passa alla realizzazione della paletta, cosa semplicissima se si ha un artificiale doppione; basta sovrapporre la paletta alla lastra in lexan, la si ricalca, si lasciano quei 4/5 mm che dovranno andare ad inserirsi nel corpo dell’artificiale e la si ritaglia con un paio di buone e robuste forbici.



 Il Lexan è un materiale fantastico in questo, molto resistente ma al contempo elastico, un 2 mm di spessore lo si può benissimo tagliare a forbici senza che si deformi o alteri minimamente.
Io preferisco inserire la paletta nell’artificiale ancora da sgrossare, provvederò a fare le rifiniture una volta ben salda sul plastichetto.
Si inserisce quindi la colla nello svano che abbiamo creato e vi applichiamo la paletta, rimuovete la colla in eccedenza e tenete a portata di mano l’altro artificiale campione in modo da confrontare l’angolazione della paletta e procedere a piccolissime ma necessarie variazioni; la colla bicomponente tirerà in pochissimi minuti, quindi è necessario essere veloci e trovare il giusto assetto alla paletta.




 Una volta fatto ciò, si lascia tirare la colla, solitamente attendo 24 ore, e poi passo alla rifinitura, che si può fare o con piccole limette a ferro o a legno, molto efficaci, oppure con le svariate punte cartavetrate del dremel.





Stessa rifinitura la si fa sulla paletta, cercando di ridurla, assottigliarla ove necessario e smussandone gli angoli; si cerca di renderla più simile possibile all’originale.
Infine non dimenticate almeno una o due passate di finitura epossidica bicomponente almeno nella zona dove abbiamo effettuato il lavoro, renderà una maggiore protezione alla colla ed impermeabilizzerà il tutto; magari evitate di darla sulla paletta.
Sinceramente, si fa quasi prima a farlo che a scriverlo, quando si è presa un po’ di mano risulterà operazione molto semplice.
Difficoltà superiori invece, le ho incontrate con il Mommotti e con lo Shore Line;
il primo ha il problema dell’armatura interna che passa proprio in pelle sotto la paletta, se avete un Mommotti integro e guardate da sotto la paletta, la vedrete.
Questo rende molto difficoltosa l’opera di realizzazione dello scasso, inoltre gli occhi sono molto
bassi e vicini alla paletta, si rischia di danneggiarli.
Si pratica un taglio trasversale fino a quando non si trova l’armatura, in pratica dopo 2/3 mm, e questo non è sufficiente x andare ad inserire la nuova paletta, quindi bisogna scavare ai lati dell’armatura, o con puntine molto fini del Dremel o a mano con limette adatte; arrivati alla giusta profondità, và logicamente ricavata un paletta con un taglio x farla passare a cavallo dell’armatura.





 Soprattutto qui è necessario, a mio avviso, mantenere una sezione delle vecchia paletta che sorreggerà la nuova, dato che non riusciremo, comunque, a raggiungere la profondità di sicurezza come in un tide.

Infine nello Shore line, in questo caso un floating, la difficoltà consiste nella forma della paletta, molto ovalizzata che và a restringersi tantissimo nella parte che entra nel corpo dell’artificiale; questo permette poca presa e pure lo spazio all’interno del plastichetto è relativo, essendo la testa dello SL molto piu piccola dei tide.




Il lavoro sarà più lungo e complesso, difficile è la fase di inserzione della paletta e la successiva x trovarne l’assetto corretto





e poi occorrerà un grosso lavoro di rifinitura della stessa paletta a carta vetrata o limetta.
Ed ecco i 4 artificili a lavoro pressochè ultimato:


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